MOBILITÀ A SARONNO: AVANTI TUTTA CON L’EVOLUZIONE

Ale Galli

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Non si capisce bene come oggi a Saronno la politica, in particolare il centrodestra, si ostini a proporre un un modello urbanistico della città fermo agli Anni ‘80 .
Sono rimasti fermi nel tempo, a una visione di città dove le macchine si possono parcheggiare fin sotto l’ingresso dei negozi come fossero centri commerciali, dove i pedoni non hanno spazi di vivibilità. Una città grigia, trafficata e inquinata, tanto cemento e poco verde, consumo di suolo a nastro e con poche regole. Un mondo insomma dove le persone non contano nulla perché prima di tutto lo spazio della e nella città lo devono occupare le macchine. Questo modello urbanistico, però, è superato… e pure da un bel pezzo! Se ne sono accorti tutti, soprattutto chi ha occasione di girare e viaggiare, tenendo gli occhi ben aperti sulla realtà che li circonda. La città a misura di auto è cosa vecchia e superata. Riproporre questo modello significa non stare al passo con i tempi.
Chi si occupa di politica a Saronno, e in particolare di mobilità, dovrebbe farsi un giro in città come Parigi, Valencia, Bilbao, Bologna o Pesaro per citarne qualcuna. Non solo le grandi città ma anche quelle più contenute, come dovrebbe fare Saronno, impostano le proprie politiche urbanistiche e di mobilità in ottica di sostenibilità, ovvero di quello che il territorio è in grado di accogliere.
E non c’è bisogno di prendere nessuna macchina del tempo perché non si tratta del futuro, ma del presente.
Il modello urbano e di mobilità centrato sulla dipendenza dall’auto ha lasciato il posto ad una città più a misura di persone. Gli spazi vengono ripensati affinché la città sia più vivibile. La superficie viene riempita di verde, di fiori, di alberi che rinfrescano; vengono chiuse aree pedonali in centro città e nei quartieri; si pensano piazze di vivibilità per i bambini, per i giovani e gli anziani; si diffonde l’utilizzo delle biciclette, che girano senza timori grazie a infrastrutture di collegamento sicure e capillari; si ridà alla città la funzione prima di luogo di vita, di scambio, incontro e di socializzazione. Le auto ci sono, ma si vedono ben poco per non togliere lo spazio alla città: i parcheggi vengono interrati il più possibile, si riduce l’accesso dell’auto alle zone limitrofe al centro, si sviluppano zone di interscambio per chi viene da fuori, si garantisce un sistema di infrastrutture e una scelta modale che permetta di utilizzare meno la macchina. Si offre insomma un’alternativa al mezzo a motore privato.
In questa visione, quando si esce di casa, lo spazio della strada diventa vivo e accogliente.
Tutto questo è possibile grazie ad un cambio di mentalità: lasciare a casa la macchina il più possibile, e scegliere i mezzi alternativi. Per l’investimento nelle infrastrutture ci vogliono le scelte politiche, i soldi e i tecnici. Per il cambio di mentalità e la trasformazione culturale in ottica sostenibile ci vuole la partecipazione di tutte e tutti, dinosauri compresi. Avanti tutta con l’evoluzione!