FASCISTI A SARONNO

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Dedicato a tutti coloro che “il fascismo non esiste” è il comunicato dell’assessore ai Servizi Generali e Servizi Sociali Gianangelo Tosi, che si lagna del fatto di aver partecipato a un corteo non autorizzato (un po’ come quelli organizzati dai centri sociali continuamente attaccati dalla maggioranza di cui fa parte) che ha trovato l’opposizione delle forze dell’ordine. Un corteo in memoria di Sergio Ramelli, assassinato dai militanti di avanguardia operaia nel 1975. Nel comunicato, Tosi ringrazia organizzazioni dichiaratamente fasciste come Casa Pound, Forza Nuova, Lealtà e Azione (cui l’amministrazione saronnese non ha mancato di dare spazio in questi anni), chiude con un nostalgico saluto di stampo militare e propone di intitolare una “qualsiasi parte della città” – testuale – a Sergio Ramelli.
I punti della questione sono sostanzialmente due. Il primo è che in Italia l’apologia di fascismo è vietata così come la rifondazione del PNF. Tosi ha partecipato a un corteo vietato che ha incluso tutto il peggio della galassia neofascista e che si è concluso con il saluto romano (vedere qui il video). Evidentemente questa è la sua posizione, purtroppo condivisa da altri. E purtroppo – ed è il secondo punto – è questa l’ideologia che guida un assessore che ha attraversato ormai quattro anni di amministrazione in maniera impalpabile, sostanzialmente devastando i servizi sociali del comune di Saronno.
Noi speriamo che il sindaco Fagioli, che da amministratore deve fare riferimento ai valori della Costituzione Italiana, non voglia dare seguito a farneticazioni così fortemente divisive come l’intitolazione di una “qualsiasi parte di città” a Ramelli. Questo per evitare che tragedie come quella dell’uccisione di un giovane in anni così drammatici per il nostro paese possano diventare poi occasione di strumentalizzazione da parte di chi rimpiange il fascismo. Un regime illiberale, dittatoriale, violento di cui forse Tosi ha nostalgia soprattutto per non averlo vissuto, visto che in quegli anni il problema non era certamente che alcune manifestazioni venissero vietate, ma che ogni forma di opposizione venisse sedata con la violenza.