Area ex Isotta Fraschini: le emozioni di una visita
Franco Casali
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Quando si visita per la prima volta un’ex area industriale di cui si é sentito molto parlare, che magari avevamo conosciuto in tempi passati o frequentato quando era attiva, magari da fornitori o addirittura da dipendenti, si provano emozioni molto diverse, ma per tutti, indistintamente, la visita non può essere che interessante ed emozionante, un vero tuffo in un passato importante.
Così é stato quando un gruppetto di visitatori l’ha potuto fare venerdì e sabato. Varcato il grande cancello azzurro rimasto chiuso per molti anni, ci hanno accolto piante insediate lì da tempo (grandi platani e tigli) ed una foresta spontanea di piante anche infestanti cresciute negli ultimi 30 anni, dopo che il grande sito industriale attivo dal 1880 con insediamenti produttivi diversi, chiuse definitivamente i battenti nel 1990.
I nostri due appassionati ciceroni di venerdì e sabato sono stati nell’ordine l’Avvocato Angelo Prosperpio e l’Ingegner Beppe Gorla.
Angelo Prosperpio ha fatto subito, da buon Presidente della Società Storica Saronnese, un escursus sugli insediamenti industriali che qui si sono succeduti nel tempo (tra gli altri oltre ad Isotta Fraschini, la Maschinenfabrik e la Caproni), e perché industriali e finanzieri di nazionalità e culture diverse abbiano scelto dal 1887 questa grande area vicina alla ferrovia Milano-Saronno, inaugurata nel 1879.
Capannoni a piano campagna di forme e dimensioni diverse, da quelli dotati di grandi superfici a quelli più modesti. Strutture in ferro, ferro cemento e vetro,travi in legno, grandi capriate di cemento armato che sembrano di legno. Echi di rumori del passato, spenti nel silenzio di oggi, lontanissimi dal traffico delle vicine via Milano e Varesina. Abbiamo appreso che ci sarà un Campus Universitario per tantissimi studenti e un Auditorium, oltre ad un grande parco attraversato da piste ciclopedonali. La progettazione, che deve tener conto di parametri di sostenibilità, bellezza, uso comune, e tanto altro é in corso.
Tante strutture diverse e di epoche diverse che a molti piacerebbe poter conservare, sia per la memoria storica e industriale di questi luoghi, che per la bellezza di strutture spesso illuminate dalla luce naturale, come oggi non succede più nelle fabbriche moderne.
Alla fine del lungo ed appassionante giro siamo arrivati alla “San Galgano di Saronno”, un grande e bellissimo capannone privo di copertura come la storica abbazia toscana, già sorretto da colonne in ferro su cui vegliano lato nord e sud due camini di fine ottocento in mattoni.
Difficile scegliere cosa conservare e a cosa dover rinunciare, sia per i costi di messa in sicurezza, sia per trovare una congrua destinazione.
I visitatatori quasi all’unanimità hanno assegnato al primo insediamento della Maschinefabrik, la struttura più antica e vicina alla ex Bernardino Luini, la palma del vincitore in una competizione in cui i papabili sono tanti.
Tu@Saronno e i cittadini che hanno potuto fruire di questa grande opportunità ringraziano Beppe Gorla ed Angelo Prosperpio per la competente e appassionata visita. Ma li ringraziano soprattutto per l’idea del riuso pubblico dell’ex area industriale e per il grande lavoro che hanno fatto e stanno facendo per un riutilizzo sostenibile, rispettoso dell’ambiente e delle memorie storiche, temi che riguardano l’intera collettività di Saronno, e non solo di Saronno.
Un’idea di riuso quale vero “Bene Comune” che appassiona anche oltre confine.