Nota_Informativa_IAS
Sulla presunta correlazione fra PM10 e diffusione del Coronavirus
Ai link sopra due documenti prodotti da istituti competenti che sostanzialmente negano un collegamento diretto tra inquinamento da PM10 (polveri sottili) e la diffusione del Coronavirus, e confermano che sono necessarie ulteriori ricerche e verifiche per poter dimostrare appunto l’esistenza di una correlazione diretta tra livelli di inquinamento atmosferico e la diffusione di questo virus.
Non ho motivi, né alcuna competenza, per confutare queste affermazioni e affermare che esista una correlazione diretta tra l’uno e l’altro. Non vorrei però che queste autorevoli note possano contribuire a sottostimare il contributo negativo del PM10 e in generale dell’inquinamento dell’aria sulla salute di tutti noi, e in particolare delle persone più deboli. Per quale motivo altrimenti ARPA (Azienda Regionale per la Protezione Ambientale) ed altri istituti che effettuano il monitoraggio dell’aria svolgerebbero questi controlli, provvedendo a lanciare allarmi ogni volta che sono superate determinate soglie di inquinamento? Al link sotto ecco quanto successe a Londra nel 1952 a causa del forte inquinamento atmosferico.
Coronavirus a parte, é indubbio che siano da anni necessari interventi per ridurre l’inquinamento atmosferico, derivante dalla combustione di idrocarburi e altri combustibili, che é generato dalle attività industriali, riscaldamento e dalla circolazione di autoveicoli, tra gli altri dai numerosissimi camion che circolano quotidianamente nel nostro Paese per distribuire capillarmente merci e prodotti di tutti i tipi. Occorrono interventi per potenziare i trasporti pubblici e ridurre quelli privati, privilegiando quelli elettrici (treno, tram, metro, filobus, autobus elettrici, ecc.), nonché cambiare le tipologie di riscaldamento degli edifici, favorendo la diffusione di pompe di calore e in generale di sistemi di riscaldamento non inquinanti o a bassissimo impatto ambientale.
E’ indubbio che nel trasporto locale ed a breve raggio un ruolo importantissimo può essere svolto dall’utilizzo delle biciclette tradizionali ed a pedalata assistita che non inquinano l’aria, occupano pochissimo spazio quando “parcheggiate”, non fanno rumore, riducono ai minimi termini i rischi di incidenti stradali ed eliminano le problematiche (code, ecc.) derivanti dalla circolazione stradale di autoveicoli, anche elettrici o ibridi. L’uso regolare della bicicletta, cosa non secondaria, migliora la salute e riduce le problematiche derivanti dal condurre una vita sedentaria.
Anche se queste cose sono state confermate da numerose ricerche scientifiche e dalla pratica quotidiana e ultradecennale di numerosi paesi, soprattutto del Nord Europa, nel nostro Paese siamo ancora molto indietro per sviluppare e promuovere attivamente la mobilità sostenibile, ed in generale stili di vita più rispettosi dell’ambiente. Mi auguro che nei prossimi anni questa tendenza possa affermarsi in maniera convinta e decisa, e che la sventurata diffusione del Coronavirus possa almeno contribuire a qualche seria riflessione in proposito.
Da Wikipedia:
PM10 (Particulate Matter o Materia Particolata, cioè in piccolissime particelle). Circa il 60% dei PM10 è composto da particelle più piccole, dette PM2,5, le quali sono capaci di raggiungere in 30 giorni le porzioni alveolari dei polmoni. Il PM10 é costituito da polvere, fumo, microgocce di sostanze liquide denominato in gergo tecnico aerosol: esso, infatti, è un insieme di particolati, ovvero particelle solide e liquide disperse nell’aria con dimensioni relativamente piccole. Queste particelle presenti nell’atmosfera sono indicate con molti nomi comuni: polvere, fuliggine e caligine per quelle solide e nebbia per quelle liquide.
Un episodio famoso: nebbia assassina a Londra negli anni 50, solo ora si svela il mistero
https://www.supereva.it/nebbia-assassina-a-londra-negli-anni-50-solo-ora-si-svela-il-mistero-24553